domenica 12 dicembre 2010

5 (11/12/2010): "L'altro sguardo di genere" con Collettivo Sabot

Ospiti: Michele Ledda, Renato Troffa (Collettivo Sabot)


Velvet Underground & Nico - Femme Fatale
Ledda - Troffa - Auriemma - Pulixi: Donne a perdere (reading)
Subsonica - Albascura
Cristina Donà - Mangialuomo
James Ellroy - I miei luoghi oscuri
James Ellroy - Caccia alle donne
Diamanda Galàs & John Paul Jones - Do you take this man?
Michela Murgia - Accabadora
Anita Lane - The World's a Girl
Magda Szabo - La porta
Magda Szabo - L'altra Eszter
Soap&Skin - Thanatos
Anilda Ibrahimi - Rosso come una sposa
Bat for Lashes - Daniel


Ascolta il podcast in streaming:

Le schede dei libri


Autori: Michele Ledda, Piergiorgio Pulixi, Renato Troffa, Ciro Auriemma, Massimo Carlotto (Curatore)
Titolo: Donne a perdere
Anno di pubblicazione: 2009
Editore: E/O

Tre romanzi noir uniti da un comune progetto di scrittura diretto da Massimo Carlotto e da alcuni temi del noir mediterraneo: la schiavitù sessuale, l’usura, il riciclaggio.
La scelta di riunire in un unico volume ben tre romanzi (una vera novità per l’editoria italiana) nasce dal desiderio di rivendicare e festeggiare un percorso di formazione e scrittura collettiva avviato da Massimo Carlotto con Perdas de Fogu. Scelta facilitata anche dal tema comune: Donne a perdere...
Nel caso di Soluzioni finanziarie di Michele Ledda, una prostituta d’alto bordo alle prese con un direttore di banca dal passato oscuro, un imprenditore con problemi di liquidità e un colletto bianco legato alla criminalità organizzata. Destini che si incrociano grazie all’usura che la crisi economica trasforma in strumento di acquisizione illegale di imprese e di controllo del territorio.
In Sette giorni di maestrale di Ciro Auriemma e Renato Troffa un uomo e una donna, dalle doppie vite spese tra night e club molto particolari, risucchiati in una spirale morbosa che li porterà negli splendori festaioli di una Costa Smeralda sempre più perfetta lavatrice del denaro sporco della mafia russa.
Miriana, protagonista di Un amore sporco di Piergiorgio Pulixi, è albanese, bellissima ma è una schiava sessuale. Marcello, infermiere e cliente casuale, se ne innamora perdutamente.
Un noir che svela i meccanismi criminali che sfruttano la schiavitù sessuale di giovani donne dell’Est europeo.

Autore: James Ellroy
Titolo: I miei luoghi oscuri
Anno: 1996
Editore: Bompiani

Il libro è il culmine di una produzione i cui precedenti capitoli assumono il senso di "prove generali". Questa per Ellroy è la prova suprema, la sua vera storia e la storia della donna dalle chiome fulve, la Rossa, da cui non ha mai smesso di essere affascinato.
La pagina iniziale e la pagina finale del libro racchiudono l'intero significato, il perché Ellroy è diventato scrittore, e in particolare il perché de "I miei luoghi oscuri".
Costruire storie, eventi, persone nella mente, narrare dentro di sé, fino a produrre "il romanzo", prima solo nell'immaginazione, poi materialmente scrivendolo: questo è il filo che permette anche nei momenti più "oscuri" un aggancio alla vita, una forma di equilibrio intellettuale la cui perdita, anche solo momentanea, crea tanto panico da riportare Ellroy con sempre più energia a lasciare il degrado fisico e morale in cui si era gettato.
E poi "la Rossa". Una donna, "la donna", per lui ragazzino, per lui, giovane e poi, finalmente, per lui adulto, "la madre". L'odio e il disprezzo a lungo provato, scelto, fomentato dal padre, nei suoi confronti e l'attrazione violenta, aggressiva, sconvolgente per lei che erasesso e negazione, passione e rifiuto fino a recuperare attraverso l'attraversamento di tutti i luoghi oscuri della propria coscienza la sua figura vera, di lei donna che soffre, che cerca di vivere come può, come le è permesso, nella ottusa e violenta realtà americana.
La strada per questo itinerario psicologico viene spesso a sovrapporsi all'indagine poliziesca, anzi è proprio questa che Ellroy, dopo anni dall'omicidio, riapre, in modo minuzioso, quasi ossessivo, tenendo sempre, e per la prima volta dopo tutti quegli anni, davanti agli occhi le fotografie del cadavere della Rossa, per vederla così, nella più orribile e misera delle immagini, dopo le innumerevoli rappresentazioni mentali che di lei si era costruito.
Un cammino che porta a un ritrovamento, come nel più classico dei romanzi, interiore, se non fisico, dell'oggetto d'amore. Ma la strada per raggiungere l'oggetto d'amore è stato un viaggio nell'Inferno, l'inferno di un'America che abbandona chi non è in grado di mettersi in competizione, che propone modelli di vincenti e una realtà di sconfitti, che Ellroy guarda perennemente "dal margine", dal "sottosuolo".



Autore: James Ellroy
Titolo: Caccia alle donne
Anno: 2010
Editore: Bompiani

Una domanda, uno schiaffo, la maledizione pronunciata nei confronti della madre da un bambino di nove anni. E l'episodio taciuto ne "I miei luoghi oscuri", il libro in cui James Ellroy riapriva il caso dell'omicidio tuttora irrisolto di Geneva Hilliker. Jean la rossa, assassinata tre mesi dopo che suo figlio ne aveva invocato la morte. Episodio cruciale dal punto di vista umano ma anche letterario, vero e proprio innesco per la vocazione narrativa che già covava nei pensieri contorti del piccolo Ellroy. "Ero un Ellroy allora. Adesso sono un Hilliker." Questa trasformazione radicale, conversione a una visione matriarcale del mondo, suggella il rapporto con le donne che scandisce la vita di James Ellroy fin dall'infanzia: "fiamma inestinguibile", ricerca mistica e affannoso inseguimento, caccia famelica e insieme innocente. Volti che si affastellano, si confondono, si sovrappongono nella loro unicità. Volti scorti attraverso le finestre delle case, per le strade di una Los Angeles "caliginosa e tersa" o sui marciapiedi di Manhattan, volti evocati in solitudine, al buio. Intrecci narrativi che si sviluppano e oscillano spasmodicamente tra vita reale e pagina scritta, tra storia e Storia. Ellroy si confessa in pubblico. Non fa sconti a se stesso, stavolta non tace nulla. Mette a nudo tutte le proprie ossessioni, paure, contraddizioni, perversioni.

Autore: Michela Murgia
Titolo: Accabadora
Anno: 2009
Editore: Einaudi

Maria e Tzia Bonaria vivono come madre e figlia, ma la loro intesa ha il valore speciale delle cose che si sono scelte. La vecchia sarta ha visto Maria rubacchiare in un negozio, e siccome nessuno la guardava ha pensato di prenderla con sé, perché «le colpe, come le persone, iniziano a esistere se qualcuno se ne accorge». E adesso avrà molto da insegnare a quella bambina cocciuta e sola: come cucire le asole, come armarsi per le guerre che l'aspettano, come imparare l'umiltà di accogliere sia la vita sia la morte. D'altra parte, «non c'è nessun vivo che arrivi al suo giorno senza aver avuto padri e madri a ogni angolo di strada». Perché Maria sia finita a vivere in casa di Bonaria Urrai, è un mistero che a Soreni si fa fatica a comprendere. La vecchia e la bambina camminano per le strade del paese seguite da uno strascico di commenti malevoli, eppure è così semplice: Tzia Bonaria ha preso Maria con sé, la farà crescere e ne farà la sua erede, chiedendole in cambio la presenza e la cura per quando sarà lei ad averne bisogno. Quarta figlia femmina di madre vedova, Maria è abituata a pensarsi, lei per prima, come «l'ultima». Per questo non finiscono di sorprenderla il rispetto e le attenzioni della vecchia sarta del paese, che le ha offerto una casa e un futuro, ma soprattutto la lascia vivere e non sembra desiderare niente al posto suo. «Tutt'a un tratto era come se fosse stato sempre così, anima e fill'e anima, un modo meno colpevole di essere madre e figlia». Eppure c'è qualcosa in questa vecchia vestita di nero e nei suoi silenzi lunghi, c'è un'aura misteriosa che l'accompagna, insieme a quell'ombra di spavento che accende negli occhi di chi la incontra. Ci sono uscite notturne che Maria intercetta ma non capisce, e una sapienza quasi millenaria riguardo alle cose della vita e della morte. Quello che tutti sanno e che Maria non immagina, è che Tzia Bonaria Urrai cuce gli abiti e conforta gli animi, conosce i sortilegi e le fatture, ma quando è necessario è pronta a entrare nelle case per portare una morte pietosa. Il suo è il gesto amorevole e finale dell'accabadora, l'ultima madre. La Sardegna degli anni Cinquanta è un mondo antico sull'orlo del precipizio, ha le sue regole e i suoi divieti, una lingua atavica e taciti patti condivisi. La comunità è come un organismo, conosce le proprie esigenze per istinto e senza troppe parole sa come affrontarle. Sa come unire due solitudini, sa quali vincoli non si possono violare, sa dare una fine a chi la cerca. Michela Murgia, con una lingua scabra e poetica insieme, usa tutta la forza della letteratura per affrontare un tema così complesso senza semplificarlo. E trova le parole per interrogare il nostro mondo mentre racconta di quell'universo lontano e del suo equilibrio segreto e sostanziale, dove le domande avevano risposte chiare come le tessere di un abbecedario, l'alfabeto elementare di «quando gli oggetti e il loro nome erano misteri non ancora separati dalla violenza sottile dell'analisi logica».

Autore: Magda Szabò
Titolo: La porta
Anno: 1987
Editore: Einaudi

È un rapporto molto conflittuale, fatto di continue rotture e difficili riconciliazioni, a legare la narratrice a Emerenc Szeredàs, la donna che la aiuta nelle faccende domestiche. La padrona di casa, una scrittrice inadatta ad affrontare i problemi della vita quotidiana, fatica a capire il rigido moralismo di Emerenc, ne subisce le spesso indecifrabili decisioni, non sa cosa pensare dell'alone di mistero che ne circonda l'esistenza e soprattutto la casa, con quella porta che nessuno può varcare. In un crescendo di rivelazioni scopre che le scelte spesso bizzarre e crudeli, ma sempre assolutamente coerenti dell'anziana donna, affondano in un destino segnato dagli avvenimenti più drammatici del Novecento.

Autore: Anilda Ibrahimi
Titolo: Rosso come una sposa
Anno: 2008
Editore: Einaudi

Saba viene data in sposa, appena quindicenne, al più maturo Ymer, già vedovo di sua sorella. La giovane, malvista da suocera e cognate, dovrà imparare da sola a gestire marito e figli, specialmente dopo lo sterminio dei suoi fratelli da parte dei nazisti. Nel difficile compito, Saba ha come alleate dapprima le figlie e poi le nipoti, in un'epopea tutta al femminile che attraverserà anche la lunghissima parentesi del comunismo. La fine del comunismo è raccontata dalle sue discendenti, non senza rimpianti, perché per loro, pur tra tanti lati oscuri, la dittatura riuscì a sollevare l'Albania da uno stato di arretratezza feudale. Le vicende più vicine a noi sono raccontate da una nipote di Saba.

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