domenica 5 dicembre 2010

4 (04/12/2010): "Maledetti o anime fragili?" con Emilio Piano

Ospite: Emilio Piano

Piero Ciampi - Ha tutte le carte in regola per essere un artista
Paul Verlaine - I Poeti Maledetti
Paul Verlaine - Chanson d'automne (Canzone d'autunno)
Serge Gainsbourg - Je suis venu te dire que je m'en vais
Jim Carroll - Basketball Diaries (Jim entra nel campo di basket)
Jim Carroll - Gli stretti (a Carol Kane) - da: Living at the Movies (trad. Emilio Piano)
Jim Carroll - Fragment - Little Ode to N.Y.
Jim Carroll - City Drops Into the Night
Emanuel Carnevali - Il Primo Dio
Massimo Volume - Il Primo Dio
David Foster Wallace - Il Pianeta Trillafon in relazione alla Cosa Brutta (da: Questa è l'acqua)
Elliott Smith - Waltz #2 (XO)
Stig Dagerman - Il Viaggiatore
Nick Drake - Things Behind the Sun

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Le schede dei libri

Autore: Paul Verlaine
Titolo: I Poeti maledetti
Anno di pubblicazione: 1884
Edizione: Guanda

Nel 1884, quando apparve la prima edizione dei "Poeti maledetti", il mondo intellettuale e artistico francese viveva un fervore di progetti, di suggestioni e idee. Negli anni delle polemiche intorno al simbolismo e alla 'décadence' (anche questa formula fu lanciata dall'autore di "Jadis et naguère") la raccolta presentata da Verlaine esplose come una meteora, additando tendenze del gusto e influenzando profondamente le sensibilità. Per il lettore odierno, questo studio-antologia svolge innanzitutto il compito fondamentale di riportare al suo significato primigenio un emblema, quello del 'maudit', che troppo spesso è stato frettolosamente appiccicato a qualsiasi poeta, propenso a un'esistenza sregolata, a un fondato o ingenuo estremismo, abbia scritto versi francesi durante gli ultimi due secoli. Riferita a un numero ristretto di poeti nella prima edizione (Corbière, Rimbaud, Mallarmé), estesa a Marceline Desbordes-Valmore, a Villiers de l'Isle-Adam e a Verlaine stesso nella seconda (1888), la definizione indica, come sottolinea l'autore nella sua breve, intensa introduzione, un criterio di scelta esigente e raffinato: i 'poeti maledetti' sono innanzitutto poeti dell'assoluto, di un assoluto che si connota come odio del volgare, della mondanità, del consenso. L'intuizione di Verlaine, sempre personalissima, spesso vivace e affezionata, comunque lucida, si concentra su aspetti essenziali e decisivi, a volte apparentemente marginali, dell'opera di ogni poeta. Il pubblico italiano troverà motivi di grandissimo interesse in questa rassegna condotta sul filo di una prosa variegata, che dai fasti di un linguaggio letterario ed elegante sa calarsi fino ai toni stringati e familiari della chiacchierata. E in quest'opera che è una pietra miliare della letteratura francese, potrà cogliere tutto il coraggio della scelta di Verlaine, che include anche poeti cronologicamente o tematicamente lontani, il sapore di primizia e di novità con cui vengono presentate poesie come "Le bateau ivre", l'orgoglio per la scoperta di autori ancora oscuri o misconosciuti.


« Avremmo dovuto dire Poeti Assoluti per restare nella calma, ma oltre al fatto che la calma poco si addice di questi tempi, il nostro titolo ha questo, che risponde in modo adeguato al nostro odio e, ne siamo sicuri, a quello dei sopravvissuti tra gli Onnipotenti in questione, per la volgarità dei lettori elitari - una rude falange che ben ce lo rende.
Assoluti per l'immaginazione, assoluti nell'espressione, assoluti come i Rey-Netos dei migliori secoli.
Ma maledetti!
Giudicate voi! »


Chanson d'automne


Les sanglots longs
Des violons
De l'automne
Blessent mon coeur
D'une langueur
Monotone.

Tout suffocant
Et blême, quand
Sonne l'heure,
Je me souviens
Des jours anciens
Et je pleure,

Et je m'en vais
Au vent mauvais
Qui m'emporte
Deçà, delà,
Pareil à la
Feuille morte.
Canzone d'autunno

I lunghi singhiozzi
Dei violini
D'autunno
Mi feriscono il cuore
Con un languore
Monotono
Tutto affannato
E pallido, quando
Rintocca l'ora
Io mi ricordo
Dei giorni antichi
E piango
E me ne vado
Nel vento maligno
Che mi porta
Di qua di là
Simile alla
Foglia morta


Autore: Jim Carroll
Titolo: Basketball Diaries (Jim entra nel campo da basket)
Anno di pubblicazione: 1978
Edizione: Frassinelli

Jim Carroll, poeta e cantante rock newyorkese scrive questi diari dai dodici ai quindici anni, raccontando meglio di chiunque altro le angosce e la disillusione della gioventù americana dei primi anni sessanta, persa fra vita di strada ed eroina. Il cuore nero del sogno americano salda il conto con la penna di questo autore divenuto con gli anni una vera icona generazionale. Di lui Kerouac dichiarò: "a tredici anni Jim Carroll scrive meglio dell'ottantanove per cento dei romanzieri di oggi".

Su Jim Carroll (di Emilio Piano):

Poeta, scrittore, musicista, James Dennis "Jim" Carroll (1949 – 2009) è nato e vissuto a New York. Talento precoce del basket e della scrittura, dal 1964 al 1968 − grazie a una borsa di studio − frequenta l’elitaria Trinity High School a Manhattan ed è una vera e propria star del basket giovanile (gioca insieme con Kareem Abdul-Jabbar), partecipando nel 1966 al National High School All Star Game: periodo, questo, che descrive intensamente nei suoi celebratissimi The Basketball Diaries (1978), divenuti un bestseller internazionale nel 1995 dopo la trasposizione cinematografica (“Ritorno dal nulla”) con Leonardo Di Caprio.
Oltre ai suoi diari, quasi tutti i suoi scritti sono autobiografici: descrivono la vita newyorkese, gli amici, le esperienze con gli stupefacenti. Dopo una battaglia decennale con l’eroina − che lo porta a fare esperienze difficili, pesanti, dolorose ed esaltanti − trascorre un periodo in California, dove riesce a guarire dalla tossicodipendenza. Durante la permanenza nella West Coast si interessa delle possibili commistioni tra la sofisticatezza verbale della poesia con la forza viscerale e teatrale del punk-rock: dà vita così alla Jim Carroll Band, il cui primo album Catholic Boy ottiene discreta visibilità e successo di pubblico e a cui fanno seguito Dry Dreams (1982), I Write Your Name (1983), The Best of The Jim Carroll Band - A World Without Gravity (1993). Senza la “band” realizza anche l’album cantato e parlato Pools of Mercury (1998) e l’Ep Runaway (2000).
Living at the Movies (1973), che gli valse una candidatura al Pulitzer a soli 22 anni, è la sua prima raccolta organica di poesie pubblicata da una delle principali case editrici (Grossman). Altri suoi libri e collezioni di versi sono Organic Trains (1967), Four Ups and One Down (1970), The Book of Nods (1986). Fear of Dreaming (1993) Void of Course (1998). Forced Entries: The Downtown Diaries (1987) è il seguito dei Basketball Diaries. Suoi lavori e partecipazioni compaiono sulle riviste letterarie “The World, Poetry”, “The Paris Review”, “Yale Literary Magazine”, “Big Sky”, nel film Poetry in Motion (1982), nell’album di John Giorno Life Is a Killer (1982) e in numerose altre pubblicazioni. Nei due spoken-word album Praying Mantis (1991) e The Basketball Diaries (1994) Jim legge le proprie composizioni. È infine autore di un romanzo, The Petting Zoo, uscito postumo nell'autunno del 2010. 

Approfondimenti:
Sito ufficiale: Catholic Boy


GLI  STRETTI
a Carol Kane[1]

Questo è il modo in cui sei tu, sempre dedita
al silenzio. Non mi preoccupo più
per quelle foglie verdi sul mio tappeto
per la morte di un personaggio storico
per la mia voce.

Tu pensavi a una tenda rossa
dietro cui poterci nascondere. Io pensavo
alla libertà della tua ombra,
la scorsa notte, quando questo cielo plumbeo ha dischiuso
la sua volta di un migliaio di spade e l’aria
che respiravamo sembrava la nostra.

Sono lieto che tu sia capace di respirare
sono lieto che sia in grado di riconoscermi
fra le luci lungo l’autostrada.
Nel senso: non illuminiamo entrambi
la direzione che stai prendendo?
E non piangiamo entrambi nervosamente sul
pavimento bagnato in cui ti muovi.

Mi piacerebbe guardare me stesso sostenerti
sulla fredda riva di qualcosa di veramente vasto
come un mare sconfinato, un oceano.
E quando ci guardo attraverso
divento qualcun altro, seduco le acque
profonde, non permetto nessun cambiamento,
quando la sabbia muta e la notte arriva
e non siamo consapevoli di tutta questa interminabilità,
che cresce come “Al chiaro di luna” di Beethoven
scaturendo dal bagliore di mille lamenti paurosi.

Traduzione: Emilio Piano

[1] Carolyn Laurie Kane, nota come Carol Kane (n. 1952), statunitense, è un'attrice del cinema, del teatro e della tv. 


FRAMMENTO:  PICCOLA  LIRICA  A  NEW  YORK

Dormo su un tetto incatramato
         urlo le mie poesie
                            dentro lenti diluvi di stelle…
una polvere bianca si fa strada attraverso il sangue e il cuore
                                                                           e
il suono ritorna
                            puro e semplice…
questa città è dalla mia parte. 
[Traduzione: Emilio Piano]


Autore: Emanuel Carnevali
Titolo: Il primo Dio - Poesie scelte - Racconti e scritti critici
Anno di pubblicazione: 2006
Edizione: Adelphi

Nato a Firenze il 4 dicembre 1897, Emanuel Carnevali trascorre la sua giovinezza tra Biella e Cossato, con la madre, spesso malata, lontano dal padre. Quando sua madre muore va a vivere con il padre, persona dura e uomo “d’ordine”, con il quale Emanuel non ebbe mai un gran rapporto, come traspare dal suo unico romanzo, in gran parte autobiografico, Il Primo Dio. Il padre lo fa studiare in collegio, prima a Bologna e poi a Venezia, ma per Emanuel è come stare in carcere. Appena possibile decide di allontanarsi definitivamente dalla famiglia, e il modo migliore è senz’altro emigrare in America. Negli States la vita non è facile. Passa attraverso i lavori più umili, spesso lo troviamo nelle cucine di ristoranti italiani, vive in condizioni di povertà assoluta, trascinandosi per camere ammobiliate, senza soldi e senza mangiare.
Ma le sue condizioni non gli impediscono di continuare a coltivare la sua passione per la letteratura e la poesia. Quando finalmente riesce a farsi conoscere per le sue doti di poeta e scrittore, entra in contatto con alcuni dei più importanti scrittori americani dell’epoca, tra cui Ezra Pound, Williams Carlos Williams, Sherwood Anderson, Robert McAlmond, ammirati per il suo stile “selvatico”. Scrive e compone in lingua inglese portando una ventata di novità nella letteratura americana. Fu senz’altro il primo scrittore itolo-americano di un certo spessore. Nel 1922 è colpito da una grave forma di encefalite che lo costringe a far ritorno in Italia, per curarsi. Accolto dal padre, viene ricoverato in ospedale, vicino Bologna, dove trascorre gli ultimi anni della sua vita. Muore l’11 gennaio 1942.

Adelphi ha pubblicato Il Primo Dio in cui, oltre al suo unico romanzo, compaiono alcune delle sue poesie, racconti pubblicati su riviste letterarie e scritti critici.



Autore: David Foster Wallace
Titolo: Questa è l'acqua
Anno di pubblicazione: 2009
Edizione: Einaudi

I sei racconti di Questa è l'acqua, scritti tra il 1984 e il 2005, offrono uno sguardo di insieme sulla straordinaria avventura artistica di Wallace, e una summa delle sue tematiche e dei diversi stili con cui le ha affrontate ed esaltate. La depressione, vivisezionata nelle sue spietate dinamiche nel doloroso e commovente Il pianeta Trillafon in relazione alla Cosa Brutta; la ricerca di una nuova maturità ed equilibrio nel discorso tenuto davanti agli studenti del Kenyon College, che dà il titolo alla raccolta; il sentimento amoroso in tutte le sue possibili declinazioni, tra goffaggine, tenerezza, crudeltà, nelle due novelle Solomon Silverfish e Ordine e fluttuazione a Northampton; l'adolescenza come stagione della vita in cui ricerca d'identità e perversione finiscono per coesistere, in Altra matematica; le nuove complessità del mondo globale e il crollo di ogni logica binaria, nel piccolo gioiello Crollo del '69.


Autore: Stig Dagerman
Titolo: Il Viaggiatore
Anno di pubblicazione: 1950-1951
Edizione: Iperborea

"Le grandi tragedie sono già tutte accadute nel passato, quelle che restano oggi sono tutte tragedie minori".
Difficilmente mi è capitato di leggere dei racconti che narrano "tragedie minori" in maniera tanto toccante.
In questo senso forse Dagerman è anche un precursore di Carver, perché le sue "tragedie minori" sono le storie dei "nati dalla parte sbagliata", quelli le cui vite sono quasi invisibili, nei confronti dei quali il mondo è indifferente. Nei racconti di Dagerman traspare un profondo sgomento (e anche di non rassegnazione) per l'indifferenza, che diviene crudeltà, nei confronti degli innocenti. Dagerman - al contrario di Carver - predilige i bambini e gli adolescenti quali soggetti dei suoi racconti, ovvero i portatori di quell'innocenza a cui lui stesso rimane talmente ancorato da non sapersi perdonare di averla smarrita: un senso di colpa che lo porta al suicidio a soli 31 anni.
Bisogna infatti considerare che c'è molto del vissuto di Dagerman in questo libro: anche lui "nasce dalla parte sbagliata", cresce in un contesto povero, senza i genitori, ma poi la sua sorte muta: il talento gli porta il successo, la ricchezza, cose che gli cambiano la vita sconvolgendogliela.
In uno dei saggi postumi che chiudono il libro ce n'è uno spietatissimo che rappresenta la sua auto-condanna: apparentemente sembra un saggio scritto da un critico (ma è scritto da lui stesso), che accusa il Dagerman uomo e scrittore di aver smarrito la vena artistica più autentica (e quindi la purezza tanto agognata) per aver ceduto alle lusinghe corruttrici della fama, del pubblico, della critica che lo avevano esaltato dopo i suoi primi lavori.

Frammento da: "Il Viaggiatore" (postumo)


Lascio sogni immutabili e relazioni instabili. Lascio una promettente carriera che mi ha procurato disprezzo per me stesso ed unanime approvazione. Lascio una cattiva reputazione e la promessa di una vitaancora peggiore. Lascio qualche centinaia di migliaia di parole,alcune scritte con piacere, la maggior parte per noia e per soldi. Lascio una situazione economica miserabile, un' attitudine vacillante rispetto ai grandi interrogativi del nostro tempo, un dubbio usato ma di buona qualità e la speranza di una liberazione. Porterò con me nel viaggio un' inutile conoscenza del globo terrestre, una lettura superficiale dei filosofi e, terza cosa, un desiderio di annientamento ed una sperana di liberazione. Porterlò inoltre un mazzo di carte, una macchina da scrivere e un amore infelice per la gioventù europea. Porterò infine con me la visione di una lapide, relitto abbandonato nel deserto o nel fondo del mare, con questa epigrafe:

QUI RIPOSA
UNO SCRITTORE SVEDESE
CADUTO PER NIENTE
SUA COLPA FU L' INNOCENZA
DIMENTICATELO SPESSO

Approfondimenti su Stig Dagerman: 




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